Vortici vertiginosi di vertici voraci

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Apolide Metafisico
CAT_IMG Posted on 2/10/2008, 17:50




Preludio all'opera, commento e video a cura del mio amico e scatola di cartone Signor.giuseppe.
Recensione a cura dell'incurante sottoscritto.


Spirali di fatalità, eruzioni di rassegnazione, risate, folli risate compiaciute, e soprattutto Nachos messicani. Cosa nasconde il mistero dei vortici vertiginosi di vertici voraci?
Karlovitz Heisetzwantsteiger in Esposito, celebre pittore manierista nonchè famosissimo apprezzatore di curve sinuose, si trova ad ammirare un ente.
Un ente, sì, data l'impossibilità di appellarlo con un altro termine.
Vortici vertiginosi di vertici a dir poco voraci costituiscono l'intrinseca essenza dell'Ente, baffi accattivanti quella estrinseca.
Dove arriverà il buon Karlovitz? Avrà modo di sperimentare nuove tecniche artistiche che possano rivalutare il manierismo nella nostra epoca bislacca? Riuscirà a creare un sinolo tra il sinuoso vortice del vorace vertice e la sua stessa persona? Oppure incontrerà il demonio? E se dietro la figura dei nachos messicani si rivelasse una portinaia?
Ma soprattutto, Karlovitz Heisetzwansteiger in Esposito, è anche uno scultore? E nel caso in cui la risposta sia affermativa, scolpirà anche le parti basse dei suoi soggetti? Se sì, le scolpirà in modo sinuoso producendo peni vorticosi e ondulati? Oppure si limiterà a plasmare duri e dritti pezzi di marmo?
Se così decidesse di fare, si porrebbe in antitesi agli ideali manieristi di cui si fa fiero portatore, ecco, forse è per questa ragione che l'arte, nel corso dei secoli, ha mutato le proprie vedute.
Concessami questa digressione, abbiate modo di apprezzare la temibile e festosa vicenda di Karlovitz, perchè se un uomo è morto, almeno non sarà morto da solo, e tutti noi avremo potuto ammirare la sua orrenda e cacofonica fine.
Tanti auguri, Karlovitz, tanti auguri a te.

https://www.youtube.com/watch?v=Hl5RLmeiEXo



Commento del Signor.giuseppe alla sua stessa opera:
L'opera di Natalejames Regginaldo Musumeci, stavolta non ammette critiche. Il regista campano-statunitense mette a tacere tutte le voci che lo dipingevano come un banale omosessuale maldestro e inetto , confermando altresì di rappresentare, nel panorama cinematografico, il fulgido astro inarrivabile, la cometa mai destinata a cadere, la confezione di nachos messicani che non scadrà mai, e che si conserverà per sempre.
Ma chi è Natalejames Regginaldo Musumeci? Definirlo artista è riduttivo, preferirei piuttosto associarlo all'idea di mago, di incantatore di serpenti, a testimonianza del fatto che le sue produzioni stordiscono, stordiscono molto. Vere e proprie magie, le pellicole di Musumeci rappresentano la condensazione della genialità, o meglio, la fase in cui la genialità stagna producendo una pozza maleodorante e giallognola. Questo è Musumeci, un uomo decisamente terra terra, ma anche un poeta oscuro, un poeta dalla profondità così immensa da risultare vuota.
Sprecar parole e fiato risulta oltremodo deprecabile, specialmente se si ha la possibilità di ottenere un segno vocale dal Dio del cinema, magari con un intervista. Ecco dunque un breve ma significativo estratto dell'ultima - che tuttavia ha già fatto discutere fior di intenditori- intervista realizzata all'iniziatore del cinema post moderno, Natalejames Regginaldo Musumeci.

Signor Musumeci, qual'è il messaggio del suo ultimo capolavoro?

- Ciò che intendevo comunicare penso sia stato concetto da tutti, e non a caso uso il termine "concetto" al posto di afferrato, o captato, o compreso. Reputo l'espressione "concetto da tutti" un'espressione molto interessante.-

Cosa simboleggia di preciso la figura del treppiedi?

- Nulla, nulla. Ma non capite? Diamine, non capite quello che esprimo?-

Lei ha sempre la risposta pronta, usa dei prodotti particolari?

- Mah, il Topexan, un po' di colluttorio, niente di che.-

Splendido. Un uomo splendido. Certo che anche il sol fatto di trovarsi qui a commentare opere di questo genere nobilita l'ispirito, senza dubbio alcuno.
L'opera di Musumeci non è una banale critica al sistema politico, nè una pacata invettiva contro il comunismo, oh belìn, oh belìn, i ve ciantaiva acùn pecìn in te fasce lavurae...
Bene, dottori e filosofesse, godetevi l'ennesimo capolavoro del maestro Musumeci, tacete, reprimente le lacrime di commozione, udite, vedete, toccate quest'opera, gustate con le papille la voce del protagonista.


Ed ecco la mia sospirata recensione. Prendete, e leggetene tutti.

"Poi torno qui e registro un video demenziale, eh sì."
Noto cantautore sanmarinese



Musumeci, dopo il bagno di applausi per il capitolo conclusivo della leggendaria trilogia (o forse tetralogia, o forse geologia) di Kallstrom, aveva dichiarato di aver chiuso per sempre col mondo del cinema. E questo ce lo ricordiamo tutti.
Ma lui se ne è dimenticato, ed ora eccolo tornare con prepotenza sul palcoscenico del grande cinema interregionale col suo ultimo capolavoro, "Vortici vertiginosi di vertici voraci".
L'estro del geniale regista italo-italiano dimostra di non conoscere confini. Musumeci è un romantico: ossessionato dall'ulteriore, aspira a vette inarrivabili solo per il gusto della vertigine.
Le sue opere hanno imposto la necessità di sperimentare nuovamente il sentore del sublime, di rincorrere l'ennesimo abisso, di affacciarsi ancora una volta oltre il baratro che separa qualcosa da qualcos'altro.
La frontiera che ossessiona il buon Musumeci non è però un limite con velleità definitive, con pretese d'assoluto.
No, è il confine tra Calabria e Basilicata, un confine modesto, un limite qualsiasi, il margine della scialba identità dell'uomo comune, ridotta a mostruosità convenzionale da una cravatta ed un mutuo da pagare.
L'obiettivo della telecamera filtra la realtà, il filtro delle sigarette il fumo, l'occhio la luce. Ma nulla filtra il buio.
Questo Musumeci probabilmente lo sa, ma anche se per assurdo non lo sapesse, l'importante è che lo sappia io.
Ed è proprio col delicato spettro dell'oscurità che il geniale registra ammanta le convenzioni e le abitudini, nascondendo il pietoso spettacolo d'un presente troppo simile alla Storia.
Anemiche saette artificiali sorridono alle tenebre, ne spezzano l'egemonia.
Un modesto nucleo luminoso ammicca ad un dio qualunque, ne usurpa silenziosamente il trono, ne emula la centralità.
I confini di questo cosmo improvvisato sbiadiscono con ironica intermittenza in un trionfo di sfumature improbabili: è il kitsch che sfida il Nulla, l'affronto della materia al Vuoto.
Musmeci ripropone il dramma della creazione in tutta la sua inaudita pochezza. A questo punto qualche borghese potrebbe inorridire, qualche assessore comunale potrebbe provare a convincere una cannuccia che bisogna lottare per il bene comune, per un futuro migliore. Ma un futuro migliore è un non-futuro, è il trionfo del potenziale sul tempo.
I fulmini di plastica, intanto, continuano la loro ridicola danza, innalzano mute melodie all'infinita vanità del tutto.
Una sinfonia primordiale riduce l'essere ad un'increspatura del grottesco, ad una finzione che può divertire, sì, ma giusto per cinque minuti, un po' come tutti i giochi per xbox360.
Una risata sinistra prelude all'apparir del vero, che dietro all'estremo angolo dell'illusione attende il suo momento, pronto a balzare al collo d'un'ennesima Silvia.
Il sipario precipita sulla scena, e mette fine allo spettacolo: la luce mostra l'incerta incrinatura d'un cosmo a basso prezzo, svela come la vita non sia altro che bigiotteria di pessimo gusto. La doratura più dozzinale scolorisce nella nera plastica d'un piedistallo ideale, d'un palcoscenico per comici, d'un altare per barzellette.
E, dulcis in fundo, un paio di baffi finti conquista l'attenzione dei riflettori, mostrando l'abietta sagoma di un dio virtuale.
Quasi Musumeci volesse dirci " rendetevi conto che il teatro è finzione ridotta a realtà, il romanzo una pagina distante, il cinema una risorsa dello sbadiglio. Domani interroga di latino? Sticazzi, chiudete quel libro e andate a giocare a Mario Galaxy".

Edited by Apolide Metafisico - 2/10/2008, 19:06
 
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shinimasu.
CAT_IMG Posted on 2/10/2008, 18:25




ogni applauso sarebbe superfluo.
 
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Apolide Metafisico
CAT_IMG Posted on 2/10/2008, 19:10




Quindi mi godrò il silenzio della platea. D'altronde accetto di esibirmi solo in teatri vuoti o muti.
 
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FrankSpaghetti
CAT_IMG Posted on 2/10/2008, 19:10




capolavoro, come sempre. complimenti alla faina di sanremo, uno dei miei eroi
 
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rejino.
CAT_IMG Posted on 2/10/2008, 22:59




mah, per me non ha nemmeno l'ombra di un significato: mi piace.
 
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4 replies since 2/10/2008, 17:34   129 views
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